ORGANIGRAMMA

  • Responsabile gruppo: Da Col Nevio – email speleo@caifeltre.it
  • Segretaria: Cesa Jessica
  • Responsabile materiali: Sbardella Thomas
  • Componenti:  Boscarin Federico, Canei Omar, Capretta Franco, Casella Alberto, Casella Mario, Cesa Jessica, Conedera Manuel, Cotini Valli Maria Stefania, De Bon Fabrizio, De Col Nevio, Deola Nicole, Doglioni Nicolò, Frare Gloria, Guadagnin Denise, Loat Cinzia, Mazzaglia Giuseppe, Mengoni Antonella, Piloni Alice, Proietti Pesci Marta, Roncen Nadia, Sbardella Lanfranco, Sbardella Thomas, Soppelsa Rudi, Stramare Claudia, Tamanini Michela, Tres Roberto, Vanz Gianni, Visentini Franco, Zatta Roberto.

Se siete incuriositi dalla speleologia o volete contattarci, noi ci riuniamo quasi tutti i venerdì sera in sede CAI a Feltre, dalle ore 21:00


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Gruppo Speleologico CAI Feltre

LA NOSTRA STORIA 

Il primo gruppo speleologico

Esso nasce dall’incontro di alcuni amici che agli inizi degli anni Settanta del ‘900 hanno frequentato i Corsi Roccia organizzati dalla Sezione CAI di Feltre. Progressivamente, aggregandosi altri elementi, nasce la necessità di organizzarsi in un vero e proprio Gruppo autonomo e così, il 15 aprile 1975, con regolare statuto e beneplacito del Direttivo della Sezione CAI, si forma il Gruppo Speleologico Feltrino.

Primo presidente fu Egidio Miotto e nel primo anno già si contavano una ventina di soci, alcuni attivi, altri di meno, come spesso accade. Il bilancio degli inizi vide una trentina di uscite tra le province di Belluno, Trento e Treviso e venne compilato anche un elenco delle grotte della zona. Per formare un magazzino di gruppo furono acquistati 250 m di cavo e 56 m di tubo in alluminio con l’allestimento di 120 m di scalette. A queste si aggiunsero una maniglia autobloccante Dresler, una carrucola fissa, un discensore tipo belga, due lampade ad acetilene e qualche decina di beccucci. Si cominciò a formare anche un archivio fotografico, mentre l’attività didattica iniziò con una conferenza e proiezione di diapositive alla oramai ex Scuola Media Lorenzo Luzzo, cui fece seguito un’escursione con 44 ragazzi alle grotte di Valnuvola.

Il 12 Marzo 1976 muore a 20 anni Fabio Soligo, una delle colonne portanti del Gruppo, scrupoloso relatore delle varie uscite e la sua scomparsa rallentò di fatto l’attività del Gruppo, che continuò però a riunirsi, cambiando più volte denominazione (Commissione Speleologica, Gruppo Speleo C.A.I.).

Agli inizi del 1979 si cercò di fare un punto della situazione, pianificando l’attività futura. Si scoprì così che le grotte visitate maggiormente in quegli anni furono  quelle della valle del Senaiga: Bus de la Pala, Bus de la Bela, Covolo de l’Om, Bus de la Lora.

Dopo due anni di stasi, nel 1981 l’attività riprese grazie all’aumento dei soci. Contemporaneamente a un corso interno di speleologia, venne realizzato un film-documentario sulle grotte del Senaiga, mentre si susseguirono serate con proiezioni di diapositive, lezioni teoriche ed esercitazioni pratiche nella palestra di roccia di Fonzaso. 

Il gruppo attuale

Esso fu ricostituito il 7 gennaio 1983 come Gruppo Speleologico C.A.I. Feltre, inizialmente con 17 soci, destinati però ad incrementarsi rapidamente. Fin dagli inizi ne fu presidente il feltrino Giuliano Donazzolo. Nel febbraio dello stesso anno il Gruppo venne iscritto all’albo regionale dei gruppi speleologici e subito dopo alla Federazione Speleologica Veneta.
Da allora sono stati organizzati diversi Corsi d’Introduzione alla Speleologia, potendo contare su diversi istruttori, nazionali, regionali e sezionali.

Oltre 30 anni di esplorazioni

Siamo abituati a vivere sotto il sole e a dormire sotto il cielo notturno, eppure esiste un mondo, sotto di noi, dove il giorno e la notte non esistono, dove caldo e freddo non si alternano, dove lo scorrere del tempo è come se fosse congelato.

Sto parlando del mondo sotterraneo fatto di grotte, cunicoli, torrenti, laghi, ghiacciai. Ormai abituati a “google earth”, dove con un semplice click del mouse possiamo vedere con grande dettaglio anche il più remoto angolo della terra, il mondo ipogeo rimane una delle ultime frontiere dell’esplorazione dell’uomo.

Anche nel nostro territorio della Val Belluna, esiste ancora un mondo da esplorare. Lo sapevate, per esempio, che vicino a noi, dietro il M.Pizzocco, esiste un complesso di grotte, che ad oggi, per il solo tratto esplorato, hanno uno sviluppo di circa 30 km? Lo sapevate che sotto l’altopiano di Erera-Brendol esiste un “ghiacciaio” ipogeo?

Di tutto ciò sono venuto a conoscenza frequentando a Feltre il corso di avviamento alla speleologia organizzato dal Gruppo Speleologico della locale sezione di Feltre del CAI. Per far conoscere meglio la disciplina speleologica e l’attività del gruppo ho rivolto alcune domande a Omar Canei di Feltre, membro del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, presidente del Gruppo. 

Loris Centeleghe 


INTERVISTA

D: innanzitutto, Omar, come ti sei appassionato di speleologia?

R: a dodici anni ho avuto la prima esperienza in grotta grazie a un professore delle scuole medie che aveva organizzato un’escursione alla grotta di Castel Tesino e al “Bus de la Bela” a San Donato di Lamon. Questo fu il mio primo incontro con il mondo di “sotto”. Molti anni dopo, durante un’escursione in Erera (altopiano sito dietro il monte Pizzocco), vidi appuntato sulla porta del bivacco della malga Brendol un rilievo del PE10 (l’abisso più profondo finora esplorato delle grotte di Erera-Brendol) e mi dissi “voglio vederlo di persona!”. Mi informai presso il Gruppo Speleo di Feltre e nel 2006 iniziai un percorso di formazione, un percorso che continua tuttora. 

D: che sensazioni provi quando sei “in grotta”?

R: l’aspetto che più mi colpisce e che spesso si perde la cognizione del tempo che passa, vengono meno i condizionamenti esterni; esiste solo la grotta e ciò che il tuo fisico prova in quel momento e la tua mente riflette: sono loro che scandiscono il tuo tempo. A volte quattordici ore in grotta sembrano un’ora, altre volte un’ora sembra un’eternità. È difficile da spiegare, bisogna sperimentarlo. Durante le esplorazioni provo a volte una forte eccitazione data dalla possibilità di scoprire nuovi scenari letteralmente “dietro l’angolo”, altre volte sconforto nel dover ritornare sui miei passi, quando non ci sono strade da percorrere e sono ad un punto morto, altre ancora la gioia nello scoprire un percorso nuovo e condividerlo con i compagni di esplorazione (in grotta non si va mai da soli). 

D: hai detto che non bisogna mai andare soli in grotta, quanto importante è il gruppo?

R: il gruppo è fondamentale, sia per l’attività formativa durante i corsi, sia nell’attività di esplorazione. In primis, per questioni di sicurezza, é necessario poter contare su persone di fiducia al tuo fianco..in grotta non esistono cellulari ed elicotteri del Suem che ti vengono a raccogliere; se dovesse capitare anche un incidente banale, per esempio una caviglia slogata, sono i tuoi compagni che ti riportano in superficie, da solo difficilmente ci riusciresti. Il gruppo poi è inoltre importante per condividere le fatiche e gli sforzi che si affrontano in grotta: la fatica condivisa è più facile da “sopportare”: é la forza del gruppo, come dire: “l’unione fa la forza”. La stanchezza, infatti, è uno dei maggiori fattori di rischio quando si è in grotta: riduce la lucidità mentale nel fare ciò che si fa. Essere in gruppo permette di riposare a turno, oltre che fisicamente anche mentalmente, perché anche se non sembra, l’attività in grotta assorbe molte energie mentali, oltre a quelle fisiche. Altro aspetto non secondario: nel gruppo si condividono le soddisfazioni e i bei momenti, questi ti danno la carica, importantissima quando si sta “sotto” per diversi giorni.

D: hai accennato a soddisfazioni e bei momenti: la più bella esperienza che hai vissuto in grotta?

R: la scoperta della congiunzione tra la Grotta Isabella (Pianoro di Cimia – Val Facina) e l’abisso PE10! Il coronamento di vent’anni di ricerche speleologiche condotte dai miei predecessori, un po’ come, concedimi il paragone, la ricerca del mitico passaggio a “Nord-Ovest”. Una grandissima soddisfazione. Dai rilievi fatti durante le numerose campagne esplorative, i due complessi sembravano sovrapporsi parzialmente, ma non riuscivamo a risolvere il problema, a trovare il concatenamento. La scoperta, come spesso avviene, è stata casuale: stavo percorrendo un cunicolo secondario della grotta Isabella -ero il primo a percorrerlo- quando mi sono accordo che c’erano delle flebili tracce lasciate sul fango che permea la roccia, fino a quel punto incontaminato: chi le aveva lasciate doveva per forza essere giunto d’altra parte, ovvero dal PE10, e poi è tornato indietro. E dire che stavo per tornare indietro anch’io! Anche se il passaggio l’ho “scoperto” io, il merito è di tutti coloro che mi hanno permesso di arrivare lì: decine e decine di speleologi dei vari gruppi speleologici del Veneto, che in collaborazione tra loro, con caparbietà e non senza sacrifici, hanno esplorato e mappato i due ambienti. Ci tengo molto a dirlo. 

D: che cosa ti ha insegnato la speleologia?

R: come puoi facilmente intuire, mi ha insegnato che le più belle soddisfazioni poggiano sempre sull’impegno, sulla dedizione, sul lavoro e sono il premio della fatica affrontata. Quando vedi il frutto del tuo impegno, è il massimo della soddisfazione. Questo ovviamente non vale solo per la speleologia. Dammi una tua definizione di speleologia… Sono pochi i luoghi ancora poco esplorati: gli abissi marini e le profondità della terra. La speleologia è ciò che ti permette di condividere una piccola parte di questo “mondo nascosto” con chi non ha la possibilità di raggiungerlo: filmati, fotografie, rilievi. La speleologia permette di aggiungere nuove conoscenze e di renderle fruibili a tutti. Oltre ad un piacere personale che si prova nell’attività speleologica -senza passione non scenderemmo sottoterra-, la nostra attività ha carattere scientifico a tutti gli effetti, come del resto lo è ogni attività di tipo esplorativo. 

D: quali fattori influiscono sulla pratica speleologica?

R: i fattori che possono influire sulla pratica speleologica variano in funzione del tipo di attività che si va a svolgere. Mi spiego: una cosa è fare una passeggiata in Val Canzoi, un’altra scalare la parete Nord della Civetta. Sono tutti e due bellissimi modi di vivere la montagna, ma sono diversi i vincoli esterni, diversi i rischi, diversa la preparazione e la condizione fisica che si deve avere per affrontare ciò che si vuol fare. Lo stesso vale per l’attività speleologica. Nel caso in cui si fanno attività di tipo esplorativo con esplorazioni lunghe e faticose, bisogna un’adeguata preparazione fisica e mentale. La speleologia coniuga, infatti, vari aspetti dell’“andare in montagna”: gli avvicinamenti, lunghe camminate su sentieri non sempre agevoli, a volte con difficoltà di tipo alpinistico. Bisogna inoltre avere buona confidenza con l’acqua e il ghiaccio: l’ambiente è molto più vario di quanto si é portati a pensare. Bisogna avere un forte spirito di adattamento e il rispetto per l’ambiente in cui ci si muove, sia esso sopra o sottoterra. In secondo luogo, l’attività è sconsigliata a chi soffre di claustrofobia. La paura del buio incide e non poco: in grotta il buio è un fattore fondamentale di cui tener conto, senza luce saremmo perduti; la tecnologia permette di dimenticarci di questa condizione, se non nel fatto che per prudenza si viaggia muniti di abbondanti riserve di “luce”. Infine, in grotta serve molto autocontrollo, che comunque può essere allenabile con la pratica e con l’aumento graduale delle difficoltà incontrate. Esiste tuttavia la possibilità di praticare attività di tipo speleologico meno impegnative, molto belle e gratificanti, alla portata di tutte le persone, ci tengo a sottolinearlo, che vogliono praticare una qualsiasi attività motoria non agonistica. 

D: cosa consiglieresti a chi volesse avvicinarsi alla speleologia?

R: come gruppo facciamo parte della sezione CAI di Feltre. Organizziamo periodicamente dei corsi di introduzione alla speleologia con lezioni teoriche su varie tematiche correlate alla materia e uscite pratiche in grotta. Organizziamo, su richiesta, escursioni in grotta in tutta sicurezza in cui si può sperimentare cosa significa “scendere in grotta”. Pertanto consigliamo a chi avesse desiderio di conoscere la speleologia di frequentare uno dei nostri corsi o di partecipare ad una delle nostre uscite “didattiche” accessibili ai più. Importante, come in ogni cosa, è fare il primo passo. Sarà sicuramente un’esperienza gratificante.


Guarda il video che abbiamo realizzato per “Vette Feltrine alla ricerca di cavità”.